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Questa storia comincia nella primavera del 2019 a Sante Marie, frazione di Tagliacozzo in provincia dell’Aquila, località in cui venne avvistata un’orsa con due cuccioli dell’anno, ossia nati all’inizio del 2019. La Rete di monitoraggio delle Regioni Abruzzo - Molise fece analizzare i campioni biologici dei tre orsi. L’analisi genetica di campioni biologici come peli ed escrementi, infatti, non solo permette di identificare l’orso che li ha lasciati ma anche di seguirne gli spostamenti sul territorio ogni qual volta si abbia la possibilità di raccogliere nuovi campioni e analizzarli. Le analisi genetiche rivelarono che gli orsetti erano una femmina ed un maschio, quest’ultimo identificato dal codice M165. Di lì a poco un nuovo campione dell’orsetto venne raccolto a Civita d’Antino, sempre in Abruzzo, dove era stata segnalata la presenza di orsi. Poi non ci fu più alcuna notizia dell’orsetto M165. All’inizio del gennaio del 2021 una segnalazione di impronte di orso sulla neve trovate in pieno inverno sul Monte Scalambra, in provincia di Frosinone, condusse i guardiaparco del Parco dei Monti Simbruini ad eseguire un sopralluogo sul posto. Il sopralluogo portò ad una conferma: un orso era passato di lì e aveva lasciato peli ed escrementi utili per la genetica. I campioni presi in carico dalla Rete di Monitoraggio dell’Orso Marsicano della Regione Lazio vennero inviati al laboratorio di genetica dell’ISPRA, insieme ad altri campioni raccolti nelle vicinanze dai guardiaparco nel dicembre del 2020 durante il monitoraggio nazionale del lupo. Si trattava di due campioni riconducibili ad orso nei quali i guardiaparco con grande meraviglia si erano imbattuti e che erano stati conservati con gran cura. Ed ecco la notizia: l’orso di Scalambra era l’orsetto originario di Sante Marie, un giovanotto di due anni che aveva cominciato il suo viaggio di esplorazione. Da lì in poi i ritrovamenti e le segnalazioni si susseguirono per tutto l’inverno e la primavera seguente. L’orsetto non solo lasciava la sua fila di impronte sulla neve ma visitava alcuni apiari lasciando tracce del suo passaggio: escrementi, graffi e arnie rotte, in alcuni casi toccando solo un’arnia, altre volte aprendone parecchie in cerca del miele e delle larve. Il caso mediatico scoppiò a Marano Equo, un centro abitato della Val d’Aniene dove il nostro orso compì alcuni danni, riempiendo i social locali di notizie sulle sue scorribande e sui suoi avvistamenti. Il Parco dei Monti Simbruini, per offrire un supporto immediato agli apicoltori fornì numerose reti elettrificate della “Banca delle recinzioni” della Regione Lazio per prevenire ulteriori visite agli apiari nelle aree di presenza accertata, dentro e fuori dell’area protetta, e i danni furono limitati alle prime visite.
Ma la nostra storia continua: nuovi campioni sono stati raccolti ad aprile e maggio dalla Rete di monitoraggio del Lazio e analizzati dall’ISPRA; scopriamo così che il nostro orsetto ha lasciato la Valle dell’Aniene e i Monti Simbruini per lanciarsi a Nord: prima Vivaro Romano, poi Longone Sabino e infine Albaneto, una frazione di Leonessa, nel Reatino.
Questa storia non si sarebbe potuta scrivere senza la collaborazione di più enti, dei referenti della Rete di Monitoraggio dell’Orso Marsicano della Regione Lazio di cui l’Ente Parco dei Monti Simbruini fa parte, della Rete di monitoraggio delle Regioni Abruzzo e Molise, dei Carabinieri Forestali che hanno segnalato la presenza e raccolto alcuni campioni, degli apicoltori che hanno capito l’importanza e l’unicità di questo esemplare, degli abitanti di Marano Equo che si sono fatti paladini dell’orso, quando con orgoglio ci hanno detto che l’orso oramai gli apparteneva, degli amministratori sensibili che hanno supportato la Rete regionale dell’Orso ed il Parco dei Monti Simbruini, dei tanti amanti della montagna che con discrezione ci hanno segnalato le impronte sulle neve e ci hanno permesso di tutelarlo e studiarlo ed infine della competenza e professionalità dei biologi dell’ISPRA.
Probabilmente in quest’ultimo inverno altri orsi hanno scelto il nostro territorio per lo svernamento, come dimostrano i numerosi segni di presenza nel territorio di Trevi e Filettino rinvenuti da personale dell’Ente, ma il caso ha voluto che non vi fossero campioni biologici utili a identificare l’individuo presente in queste aree; solo una foto scattata da alcuni escursionisti nei pressi di Campo Catino ci mostra un esemplare sicuramente adulto e non riconducibile all’orsetto di Sante Marie.
Il video che vi proponiamo è stato effettuato con una telecamera nascosta in uno degli apiari visitati dall’orso all’interno del Parco dei Monti Simbruini. Dopo la messa in posa della recinzione elettrificata l’orso non è più tornato. Nella cartografia si può seguire il viaggio dell’orso M165 attraverso i risultati delle analisi genetiche.
Guarda il video 👉🏻 https://youtu.be/V6ytZtjaN14